fame daria

FAME D'ARIA
di Francesco Landucci

Introduzione di Marco Vichi
Prefazione di Guidalberto Bormolini

Ci sono domande che non hanno una risposta univoca.

Se si chiede a qualcuno cosa pensi della Giustizia o della Sanità questo sicuramente risponderà portando ad esempio le sue esperienze con la Giustizia (il contenzioso col vicino di casa che dura da 20 anni) e le sue esperienze con la Sanità (la malattia della madre che aspetta da 2 anni un esame). Nessuno sa dare una risposta globale, sistemica, perché ciascuno la dà alla luce di quanto abbia vissuto.
E’ il problema della testimonianza: si crede e si giudica solo ciò di cui siamo stati testimoni.
Ed è il problema delle fonti: al mondo d’oggi se non si ha esperienza diretta di un fenomeno ci facciamo un’idea delle cose leggendo sensazionali spiegazioni su internet, molte delle quali prodotte da altri ignoranti che hanno il gusto per la fantasia e per la polemica inutile.
Lo stesso vale per il Covid. Cosa è stato il Covid? Non esiste una risposta univoca, non può: ciascuno di noi può rispondere solo cosa sia stato per lui, il Covid. Un conto è chiederlo a chi ha perso un parente, altra cosa è chiederlo a chi ha perso il lavoro o, peggio, la speranza. Chiedetelo a chi è stato ventilato in una rianimazione e, poi, chiedetelo al negazionista che ha visto un video su facebook che assicura che il Covid non mai esistito e che, di conseguenza, i pazienti ventilati erano solo degli ottimi attori di teatro.
Questo libro offre una testimonianza particolare: l’occasione di vivere il Covid dal punto di vista di un rianimatore al netto di tutto quello che non può essere condiviso (pensieri osceni, dolori indicibili, tragedie immani e episodi irraccontabili). E’ un raccolta intima di paure, di riserve, di sogni, di libere associazioni.
Capire è un processo di costruzione delicato: le fonti che si usano, le associazioni che si vogliono scoprire dicono molto su chi siamo.
Per questo c’è bisogno anche di altre fonti.

È con molta partecipazione e altrettanta commozione che scrivo una prefazione al bel libro del dott. Landucci sulle sue esperienze di medico rianimatore in tempo di Covid; e la commozione non può non tornare ad ogni racconto, perché, mentre viveva le storie che ha raccolto in questo libro, ci visitava, ci chiamava, si confrontava, meditava insieme a noi; per questo la lettura è preziosa testimonianza di un viaggio che in qualche modo sentiamo di aver compiuto insieme a lui.”

Padre Guidalberto Bormolini

Scrivere è un’operazione alchemica che trasforma le tensioni accumulate in pagine per gli altri... Ma quando si racconta qualcosa che si è vissuto, che ci ha attraversato, che magari ci ha preso a pugni, è anche un modo per prendere il toro per le corna e guardarlo negli occhi, per fare chiarezza...”

Marco Vichi

Francesco Landucci: nasce a Firenze, classe 1985 è medico, studia medicina convinto che il lavoro debba essere un servizio per gli altri e che il mondo si possa cambiare con piccoli gesti di gentilezza. Lavora sull’Appennino in un presidio della croce rossa, in medio oriente, in un ospedale americano, poi a Milano in neurochirurgia, poi ancora a Firenze, prima nella periferia, poi nel centro.Gli capita di spendere due anni della sua vita come rianimatore nel periodo della pandemia e questa vicenda lo segna profondamente. Ha sbagliato mille volte e, probabilmente, continua a farlo.